Webinar generativo di idee a confronto.
Venerdì 14 maggio interverrò a questo webinar con un intervento dal titolo: “I segnali dell’anzianità: la sfida del pensiero preventivo. Come affrontare serenamente l’invecchiamento e prepararsi al venir meno dell’autosufficienza.”
Si tratta di un intervento sulla natura del pensiero preventivo nel processo di invecchiamento quale nuovo modo di vivere questo periodo della nostra vita.
È un processo quello dell’invecchiamento, che si avvia alla nostra nascita e si conclude con la fine della nostra vita. Come mai allora ci lasciamo sorprendere dall’arrivo della vecchiaia? Perché non siamo pronti a riconoscerci nel ruolo di caregiver? In che modo l’emergenza dell’evento traumatico ci travolge e sconvolge?
Un’ipotesi potrebbe essere quella della mancanza di un pensiero preventivo capace di trasformare l’anzianità da momento di crisi a opportunità.
L’invecchiamento fa parte del percorso esistenziale di ognuno di noi, ma spesso capita di viverlo come una transizione non voluta, né accettata mettendo in atto meccanismi di negazione riguardanti l’età. A mio parere tale atteggiamento nasce dalla difficoltà di riconoscere la nostra finitezza umana: l’idea che la nostra vita abbia un inizio e una fine ci fa paura e ci impedisce di rendere prezioso ogni giorno. Il pensiero preventivo dovrebbe trasformare l’invecchiamento da transizione non voluta e non desiderata a una accettata e progettata.
Come può un caregiver trasformare il processo di invecchiamento del proprio caro o assistito in progettualità verso il futuro?
In primo luogo, è importante per il caregiver fare una riflessione su se stesso e sulla propria capacità di leggere i segni visibili dell’invecchiamento che si manifestano nell’anziano in modo da non negare l’evidenza per paura, timore o sensazione di inadeguatezza.
In secondo luogo, il caregiver dovrebbe dedicarsi, in maniera preventiva, alla costrizione di una relazione di cura con l’anziano che contempli tutte le sue dimensioni di vita, non solo quella fisica, ma anche emotiva ed esistenziale.
Infine, il caregiver necessita di competenze comunicativo relazionali che l’aiutino a comunicare in maniera semplice, diretta, non evitando i conflitti ma stando dentro i conflitti in maniera creativa.
In tutto questo il caregiver ottiene la possibilità di prepararsi all’anzianità del proprio caro o assistito con tempi e risorse adeguate, non dentro un’emergenza, cercando di progettare un futuro insieme all’anziano che possa contemplare fatiche, problemi ma anche gioie, scoperte e nuove possibilità.
Ritengo che il pensiero preventivo possa aiutare il caregiver a creare una nuova relazione con l’anziano, diversa dalla precedente e forse più ricca e soddisfacente, per tutti coloro che fanno parte del processo di cura.
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Malaika Ribolati